Statuto del Consiglio Pastorale della Missione
- dal Parroco e dai sacerdoti che hanno incarichi pastorali in Comunità;
- dai rappresentanti delle comunità religiose eventualmente operanti in Comunità;
- da n. 9 consiglieri eletti dall'Assemblea della Comunità, quali rappresentanti qualificati dell'intera Comunità e, in particolare, dei cristiani attivamente impegnati nei vari settori pastorali;
- dai responsabili dei vari settori pastorali;
- da un membro del Consiglio della Missione per gli Affari Economici.
- presiedere il CPC e la Giunta;
- prendere le dovute decisioni, tenendo conto dei deliberati del Consiglio;
- rendere esecutive le decisioni stesse.
- convocare il CPC e la Giunta d'intesa con il Presidente;
- moderare le riunioni del Consiglio e della Giunta;
- collaborare nell'attuazione delle scelte pastorali fatte dal Consiglio e ratificate dal Parroco;
- rappresentare la Comunità nel consiglio pastorale zonale e nelle situazioni in cui tale rappresentanza è ritenuta opportuna dal Consiglio.
- individuare i problemi da trattare nel CPC;
- predisporre l'o.d.g. per le riunione del CPC;
- collaborare nella realizzazione delle scelte fatte dal Consiglio e ratificate dal Parroco;
- coordinare il lavoro delle commissioni o gruppi di lavoro, di cui all'art. 5;
- decidere su questioni ordinarie ed urgenti, fermo restando l'impegno di darne comunicazioni nella successiva riunione del CPM.
- predisporre una lista di candidati con un numero di nominativi doppio dei nominativi da eleggere; a questo scopo darà la sua collaborazione tutto il CPC uscente; la commissione avrà cura che nella lista figurino anche i rappresentanti delle istituzioni e dei gruppi ecclesiali presenti in Comunità;
- preparare le schede di votazione e il seggio elettorale;
- raccogliere, controllare e scrutinare le schede;
- notificare ai neo-eletti l'avvenuta elezione;
- redigere il verbale su tutta l'attività elettorale.
Attuale Consiglio Pastorale della Comunità
2015-2020
PRESIDENTE
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Sig. Salvatore Catuara
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VICE PRESIDENTE
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Sig.ra Maria Spanò
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PARROCO
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Don Valerio Casula
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ASSISTENTE PASTORALE
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Dr.sa Cristina Fernández Molina
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SEGRETARIA
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Sig.ra Maria Stella Bosco
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SACRISTA
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Sig.ra Francesca Graziano
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CONSIGLIERE
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Sig.ra Rita Brescia
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CONSIGLIERE
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Sig.ra Eleonora Macchia
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CONSIGLIERE
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Sig. Gioacchino Meli
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CONSIGLIERE
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Sig. Claudio Nastasi
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CONSIGLIERE
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Sig. Antonino Pilato
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CONSIGLIERE
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Sig. Alfonsina Schiafone
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CONSIGLIERE
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Sig.ra Cosmo Schiafone
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CONSIGLIERE
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Sig. Giuseppe (Pino) Spanò
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CONSIGLIERE
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Prof.sa Luana Taibi
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CONSIGLIERE
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Sig. Pietro Terrazzino
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In programma dal 2015 al 2020
«Venite e vedrete!»
La Missione “culla della fede”
Programma Pastorale Anno 2015 – 2020
1. «Venite e vedrete» (Gv 1, 38-39)
Iniziamo questo nuovo cammino della Missione con queste parole di Gesù in risposta alla domanda dei discepoli: “Maestro dove abiti?”.
Questa domanda a Gesù, la facciamo anche noi per rinvigorire questa via alla verità di Cristo che è il farsi domande su di Lui e lasciarsi interrogare da Lui.
Da ciò si delinea il senso profondo della nostra pastorale: per quale via si arriva alla fede in Gesù Cristo. Questa è la strada, nella forma di un itinerario che percorreremo e si concluderà «dove Gesù abita». Dunque Gesù è al centro della nostra vita di comunità.
Allora dobbiamo: «ascoltare, seguire, cercare, andare, vedere, fermarci». Sono i verbi che reggono l’esperienza di fede, l’incontro con Gesù. Non è ascoltare un essere anonimo, i propri impulsi, ma una persona autorevole, Gesù stesso!
Questo: «Andare, vedere e fermarsi» deve portare a un contatto, un incontro con Cristo, nostro amico, fratello e maestro.
2. Il messaggio
È evidente che si tratta del cammino della fede in Gesù Cristo, cioè come si arriva a credere in Lui. Cogliamo tre motivi:
· Gesù è un «uomo di qualità» divina: è l’«Agnello di Dio», espressione forte e sintetica che lo esprime come colui che dà la sua vita in sacrificio («agnello») per testimoniare all’uomo l’amore del Padre («di Dio»); Egli è anche «Rabbi» (citato in aramaico): il Maestro, che porta in sé la splendida «sapienza» di Israele (Sap 6,12.13).
· La fede in Gesù si manifesta chiaramente dentro una intensa relazione interpersonale, dove s’intreccia la testimonianza di chi ha già trovato Cristo, il domandarsi reciproco tra Gesù e il discepolo, il decidersi di andare dove Lui abita ed entrare anzi in casa sua. Noi vorremmo che la Missione diventasse la casa di Gesù e di tutti coloro che vogliono abitare con Lui.
· Far parte della Chiesa, grazie al Battesimo, ci rende autentici discepoli di Gesù e ci impegna a vivere le promesse battesimali per essere cristiani coerenti in ogni situazione vitale e testimoni credibili del Vangelo.
3. Il riferimento alla vita
Dal Vangelo non viene mai proposta una teoria su Gesù, ma un fatto che è avvenuto. Nel Vangelo i fatti precedono sempre la teoria. Il Vangelo non è una filosofia che un uomo costruisce su Dio, ma una Rivelazione, ossia un’iniziativa che Dio fa e manifesta a favore dell’uomo.
Si tratta di avere un incontro con Gesù, riconosciuto come Maestro, portatore di un qualcosa che mi vuole attento, anzi di uno che mi anticipa chiedendo il senso della mia ricerca: «Chi cercate?» (anche Dio all’inizio del mondo aveva cominciato la sua parola con una domanda: «Dove sei?», Gen 3,8). È anche segno della fede matura il lasciarsi domandare da Cristo, chiedere il suo punto di vista, con la stessa serietà con cui diciamo il nostro a Lui con le nostre domande. A Maddalena che lo cercava tra i morti, Gesù chiese: «Chi cerchi?» (Gv 20, 15) e solo allora, illuminata dalla sua presenza, lo vide risorto, vide cioè quello che Gesù già era, il vivente.
Cristo è veramente colui che da senso alla nostra vita e ci fa capire che “il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Dio”.
4. La Missione culla della fede
Abbiamo voluto mettere questo titolo al programma pastorale perché ci ha fatto capire che la Comunità deve essere la culla della fede, cioè la catechesi dovrebbe iniziare già dall’età scolare, per l’appunto come culla.
La catechesi è l’attività più importante della Comunità, su di essa saranno impegnate tutte le nostre forze e ad essa sono finalizzate tutte le nostre attività. Sarà data maggiore importanza alla catechesi dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Comunione e Confermazione) e prematrimoniale.
L’Eucaristia sarà l’origine, il centro e il culmine su cui ruota tutta la vita della Comunità e perciò la partecipazione alla santa messa domenicale ha il suo ruolo fondamentale e portante.
E poiché si sta sempre più perdendo il senso del peccato si darà una maggiore attenzione alla celebrazione della penitenza con un’adeguata preparazione al catechismo e nei momenti forti della liturgia (Avvento e Quaresima).
Grande importanza ha la famiglia, luogo naturale dell’educazione cristiana, perché prima bisogna vivere e celebrare il cristianesimo in famiglia, poi lo si impara al catechismo; la Comunità, perciò non ha il compito d’iniziare all’esperienza cristiana ma quello di sviluppare e coltivare un’iniziazione già avvenuta, almeno per quanto riguarda la sostanza del vivere cristiano. Si studia il catechismo per poter mettere a fuoco i contenuti della vita cristiana, già conosciuta, praticata e celebrata in famiglia.
Allora il coinvolgimento dei genitori è doveroso perché la comunità ha l’obbligo di sostenerli nel cammino di coppia e nel compito di educatori dei figli. Tale coinvolgimento dovrebbe essere perseguito in ogni momento di programmazione e dell’attività pastorale, considerando la famiglia soggetto principale dell’azione della Comunità.
5. La pastorale dei malati
Particolare attenzione sarà data alle persone che soffrono: esse sono i parafulmini della Comunità perché sono strettamente uniti a Cristo in croce. Il missionario deve rendersi sempre disponibile a portare il suo conforto spirituale e la presenza fisica.
Il servizio dell’Eucaristia sarà sempre assicurato dai ministri qualsiasi volta venga richiesto il sacramento. I ministri non si limiteranno ad impartire l’Eucaristia ma saranno preparati a portare parole di conforto scaturite da un’attenta lettura dei testi biblici e dall’affetto umano.
In vista di un più adeguato e tempestivo servizio verrà compilato un elenco di tutti i malati della Comunità affinché sistematicamente vengano visitati per ricevere i conforti che necessitano.
6. La pastorale giovanile
Poiché si è constatato che dopo la Cresima i ragazzi e i giovani si allontanano dalla vita attiva e sacramentaria della Comunià, si è proposta la preparazione di un progetto di vita in cui il senso cristiano assuma il ruolo fondamentale dichiarato.
Il Parroco stesso, a partire dalle omelie domenicali, si proporrà, per questi tre anni, di fare delle meditazioni sul senso cristiano della vita, sulla fede e sul senso del Battesimo.
Ai giovani già impegnati in Comunità è chiesto di collaborare assiduamente a questo progetto dando la totale fiducia su eventuali proposte che essi formuleranno.
La Chiesa ha bisogno dei giovani e conta sul loro apporto e per questo li invita a sentirsi parte attiva della realizzazione di questo programma pastorale.
7. La pastorale vocazionale
La nostra Comunità è chiamata a una grande attenzione e a un grande amore per i giovani. In questa direzione avvertiamo la necessità di un maggior coordinamento tra la pastorale giovanile, quella familiare e quella vocazionale: il tema della vocazione è infatti del tutto centrale per la vita di un giovane.
Dobbiamo far sì che ciascuno giunga a discernere la forma di vita in cui è chiamato a spendere tutta la propria libertà e creatività: allora sarà possibile valorizzare energie e tesori preziosi. Per ciascuno, infatti, la fede si traduce in vocazione e sequela del Signore Gesù.
Per pastorale giovanile intendiamo il prendersi cura, da parte della comunità ecclesiale, dello sviluppo completo del giovane in modo che esso avvenga alla luce e secondo le direzioni della fede in Cristo, conforme ad un progetto che Dio ha per ciascuno.
Cosi intesa, la pastorale dei giovani ha carattere "educativo", cioè promuove una crescita integrale della persona e il suo inserimento attivo in un contesto sociale e culturale determinato.
Parliamo di vocazione infatti come di quel dialogo che ha luogo nella vita, per cui Dio fa conoscere il suo progetto attraverso la voce che risuona nella coscienza e attraverso le mediazioni; la persona, da parte sua, risponde mettendosi sempre più a disposizione di Dio.
Questo dialogo comincia con la chiamata alla vita compresa sempre di più nel suo senso e nelle sue possibilità; sì rende più chiaro e pressante con l’approfondimento della fede; si determina ancora quando ci si orienta verso un progetto di esistenza nell’ambito del Regno.
Asserita la centralità della persona, c’è da dire che una pastorale giovanile che voglia dirsi internamente vocazionale dà il primato all’evangelizzazione: cioè fa conoscere Cristo, motiva e anima le persone a lasciarsi illuminare e interpellare da lui: orienta verso l’incontro con lui e verso un’adesione sempre più convinta al senso di vita che Egli rivela.
La vocazione é sequela di Gesù Cristo. La pastorale allora deve portare alla relazione personale con lui affinché i giovani conformino a lui il desiderato sviluppo personale e trovino in lui il centro unificatore della loro vita.
La pastorale giovanile deve pensare e offrire un cammino di educazione alla fede, unitario e progressivo, dove i momenti straordinari e il quotidiano, i nodi della crescita umana e il riconoscimento della presenza di Dio, la celebrazione della Parola, la preghiera e l’azione si corrispondano, si rafforzino a vicenda e si fondano.
Si innesta allora un’altra caratteristica della pastorale giovanile che riguarda la modalità generale di fare la proposta di un cammino che aiuti a personalizzare la fede e i valori del Vangelo.
È dunque conveniente che la pastorale cerchi di stimolare i giovani a domandarsi e riflettere, di invitarli ad esprimersi, di suscitare il desiderio di provarsi e osare nel vivere conforme al Vangelo.
8. Vita in Comunità
Tutta l’attività in Comunità è finalizzata a creare uno spirito di famiglia e di Chiesa, quindi verrà data molta importanza alla socializzazione mediante le feste comunitarie religiose e civili con priorità a quelle liturgiche.
Per ogni festa sarà istituito un comitato organizzativo che si farà carico della programmazione e realizzazione, perciò saranno bene accolti quei volontari che sapranno offrire la loro competenza, le loro forze, la fedeltà e disponibilità.
Eventuali ricavati dalle varie feste saranno devoluti per casi di emergenza nella nostra comunità e per aiutare le missioni del Terzo Mondo.
Sarebbe opportuno creare un coro polifonico per solennizzare le nostre liturgie e per conservare i canti tradizionali nazionali e regionali in modo che le radici culturali e religiose italiane non vadano dimenticate o trascurate.
Altre attività educative e ricreative saranno sempre considerate e accolte se rispetteranno lo spirito portante della vita pastorale e sociale della Comunità.
9. In comunione con la Chiesa locale
La Chiesa è un ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo (cfr. Gv 10,1-10). È pure un gregge, di cui Dio stesso ha preannunziato che ne sarebbe il pastore (cfr. Is 40,11; Ez 34,11 ss), e le cui pecore, anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il buon Pastore e principe dei pastori (cfr. Gv 10,11; 1 Pt 5,4), il quale ha dato la vita per le pecore (cfr. Gv 10,11-15).
“Questa è l'unica Chiesa di Cristo, che nel Simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica e che il Salvatore nostro, dopo la sua resurrezione, diede da pascere a Pietro (cfr. Gv 21,17), affidandone a lui e agli altri apostoli la diffusione e la guida (cfr. Mt 28,18ss), e costituì per sempre colonna e sostegno della verità (cfr. 1 Tm 3,15). Questa Chiesa, in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui, ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità, che, appartenendo propriamente per dono di Dio alla Chiesa di Cristo, spingono verso l'unità cattolica. … Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre « ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quei che hanno il cuore contrito » (Lc 4,18), « a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10), così pure la Chiesa circonda d'affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l'immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza e in loro cerca di servire il Cristo. Ma mentre Cristo, « santo, innocente, immacolato » (Eb 7,26), non conobbe il peccato (cfr. 2 Cor 5,21) e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (cfr. Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento.” (Lumen Gentium, 1,11-13).
A quest’unica Chiesa Cattolica, che esiste grazie alla presenza vivificante dello Spirito Santo e mantiene la sua unità su questa terra in Cristo, rappresentato dal suo Vicario il Papa Benedetto XVI e coadiuvato dai suo fratelli Vescovi, apparteniamo anche noi cattolici italiani emigrati in questa nazione.
Pertanto, questo nostro programma pastorale entra pienamente a titolo a far parte del programma pastorale della Diocesi di Freiburg, nel quale la comunità missionaria si riconosce e cercherà di attuare.
10. Integrazione e identità ecclesiale
Coscienti della duplice tentazione nella pastorale sull’integrazione: da parte della chiesa locale all’assimilazione o assorbimento dei cattolici stranieri; e da parte degli immigrati alla costituzione di comunità parallele, intendiamo realizzare una pastorale d’insieme seguendo le linee pastorali della Diocesi.
In particolare chiediamo:
a. che sia rispettata la pastorale specifica, secondo la nostra lingua, cultura e tradizione;
b. che siamo riconosciuti realmente come comunità italiana di fede;
c. che ci sia una reale e concreta cooperazione da parte della chiesa locale.
“Per i migranti risulta particolarmente sentita la problematica costituita dalla cosiddetta "difficoltà della duplice appartenenza": da un lato, essi sentono vivamente il bisogno di non perdere la cultura d'origine, mentre, dall'altro, emerge in loro il comprensibile desiderio di inserirsi organicamente nella società che li accoglie, senza che tuttavia questo comporti una completa assimilazione e la conseguente perdita delle tradizioni avite.
La Chiesa guarda con singolare attenzione al mondo dei migranti e chiede a coloro che hanno ricevuto nei Paesi di origine una formazione cristiana di far fruttificare questo patrimonio di fede e di valori evangelici in modo da offrire una coerente testimonianza nei diversi contesti esistenziali.
Proprio in ordine a ciò si invitano le comunità ecclesiali di arrivo ad accogliere con simpatia i migranti, cercando di comprenderne le vicissitudini e di favorirne l'inserimento... La Chiesa, nella sua materna sollecitudine, guarda a loro con affetto e cerca di porre in atto specifici interventi pastorali e sociali, che tengano in conto le grandi risorse della loro cultura.” (Cfr. Messaggio del Papa ai migranti 13 gennaio 2008).
11. Invocazione e preci
San Giovanni Bosco, patrono della Comunità, San Francesco D’Assisi patrono d’Italia e Maria Ausiliatrice, nostra protettrice, accompagnino questo nostro cammino perché davvero la Comunità diventi culla della fede.
Mannheim, 20.01.2015
Il Presidente del Consiglio Pastorale Il Parroco
Sig. Salvatore Catuara Sac. Valerio Casula